Lezioni irricevibili. Eugenio Scalfari e il giornalismo di Repubblica

Escalfari

Su Repubblica di domenica 13 settembre 2009, Eugenio Scalfari da’ ancora una volta prova di cosa giornalismo e democrazia NON sono:

Queste riflessioni su Fini e su Berlusconi ci portano a considerare la situazione del Partito democratico (…) Su questa delicata ma essenziale questione faccio le seguenti considerazioni (come persona informata dei fatti). 1. Conosco bene i tre candidati alla segreteria del Pd e in particolare i due maggiormente favoriti, Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani. Sono due persone perbene. (…) 2. Chiunque dei due vincerà (…)

Nell’interminabile editoriale, il nome del terzo candidato alla segreteria del PD non è dato sapere; né è dato sapere cosa quel terzo candidato propone, il suo programma, la sua mozione.

Nessuna meraviglia. Conosciamo il lavoro giornalistico di Scalfari e di Repubblica durante i decenni e piu’ recentemente,  a proposito dell’informazione sul Partito Democratico, il vile boicottaggio della candidatura Marino da parte di quel quotidiano che grida ai quattro venti per la difesa della libera informazione in Italia. [Qui potete leggere la lettera educata con cui Marino replica a Scalfari]

Quello che meraviglia (ma appena un po’) è la reputazione di cui Scalfari gode in patria: liberale integerrimo, giornalista di stampo anglosassone, corretto, misurato; insomma, una voce da ascoltare, un maestro della Repubblica (quella di tutti, non quella di Scalfari & soci).

Proponiamo ai nostri lettori alcuni flashback che forse torneranno utili per capire meglio lo Scalfari-pensiero.

INDRO MONTANELLI (da I conti con me stesso – Diari 1957-78 a cura di Sergio Romano, Rizzoli):

Cortina, 19 agosto 1969. Scalfari mi attacca sull’Espresso. È Licia Compagna ad avvertirmene e a porgermi il giornale. Si meraviglia ch’io mi limiti a misurare la lunghezza dell’articolo. «Non lo leggi?» chiede. «No. Vedo solo che parla di me per una cinquantina di righe. E mi basta. A pubblicità donata non si guarda in bocca.» Colgo nei suoi occhi un lampo d’ammirazione. Ma a casa l’articolo lo leggo. E mi arrabbio. Però decido di rispondere solo domani, quando la rabbia mi sarà sbollita.

Cortina, 20 agosto 1969. Ho risposto a Scalfari. Era facile. Scalfari è uno di quei duellatori che, per imprimere più forza al fendente, seguono col corpo la sciabola e perdono la guardia. Ci vuol poco a infilarli. Ma ora che ho spedito la replica, mi chiedo se ho fatto bene. Di Scalfari non ho un’opinione precisa. C’è in lui un pizzico di Baldacci, un pizzico di Bel-Ami, e perfino un pizzico di Ramperti. So che ha fatto parecchi soldi. La sua ambizione è sfrenata e scoperta. Ma vuole arrivare a qualcosa, o vuole fuggire da qualcosa? Nella sua frenesia c’è del patologico. Le sue polemiche (come questa con me) sono quasi sempre gratuite. Questo nemico di tutti è soprattutto nemico di se stesso, animato da un irresistibile cupio dissolvi.

Milano, 3 giugno 1977. Anche l’Unità esce con un titolo a sette colonne in cui campeggia il mio nome. Lo stesso fa Repubblica, ma con un articolo di Scalfari ancora più infelice di quello che scrisse dopo Bontà loro per chiedere la mia esclusione dalla tv nazionale. Sostiene la strana tesi che l’attentato è stato organizzato contro i nemici di Montanelli, cioè contro di lui, insinuando così il sospetto che me lo sia organizzato da me. Il mio successo lo riempie di un furore che lo fa sragionare. Ma la cappella più grossa la fa il Corriere che titola su cinque colonne sul centro pagina: «Attentati contro giornalisti », mettendo il mio nome solo nel sommario. Biazzi ha il sangue agli occhi. Bettiza mi chiede di rispondere, nell’editoriale di domani, sia a Scalfari che a Ottone. Glielo concedo, ma a patto che mi mostri prima il testo: durezza sì, meschinerie no.

Ancora Montanelli. “Il moralismo non s’ addice ai soda’ li” – dal Corsera del 25 maggio 1993:

Montanelli riprende un’ affermazione di Scalfari: “Se l’ integrita’ morale degli editori e’ vulnerata risulta indebolita la credibilita’ della stampa e, di conseguenza, l’ efficacia del controllo che essa deve esercitare per conto dei cittadini sulle istituzioni e sulla pubblica moralita’ “. Ineccepibile, commenta Montanelli ma “non vediamo perche’ egli voglia impancarsi a dare lezioni moralistiche agli altri, e in particolare a noi. Vorremmo amorevolmente ricordargli una sola cosa: a differenza del suo editore, che si trova gravato da una condanna a sei anni e mezzo per bancarotta fraudolenta, il nostro, almeno finora, non s’ e’ visto contestare significative partecipazioni al sistema. Nel tentativo di coinvolgerci nella sua sgradevole vicenda, Scalfari ritira fuori il nostro ammonimento del 1976: “Turiamoci il naso e votiamo Dc”. Vorremmo di nuovo amorevolmente ricordargli che egli e’ stato deputato del Partito socialista e negli ultimi tempi e’ stato un acceso fautore dell’ onorevole De Mita. Senza mai turarsi il naso”. Alla fine la citazione di un detto di Renan: “Conosco molti furfanti che non fanno i moralisti, ma non conosco nessun moralista che non sia un furfante”. Conclude Montanelli: “Senza, per carita’ , allusione a Scalfari. Solo come promemoria”

Pannella, parole di fuoco contro Scalfari – IL GIORNO, 8 febbraio 1993:

Quindi inizia la sua requisitoria contro Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo. Pannella li accusa di usare un vecchio metodo comunista, “quello di criminalizzare l’avversario”. E restituisce pan per focaccia: “Una delle pagine più ignobili della magistratura – sottolinea – è la mancata indagine sull’accordo che Caracciolo, Scalfari, Tassan Din e Rizzoli fecero davanti al notaio per spartirsi delle proprietà editoriali, mentre fioccavano le nostre interrogazioni sulla P2”. Ha il dente avvelenato, Pannella. Soprattutto nei confronti di Scalfari. E l’annuncio pubblicitario dell’Espresso gli dà modo di attaccare il direttore di “Repubblica”, “che ha guadagnato 190 miliardi, vendendo le azioni del suo giornale in un momento particolarmente delicato per la redazione, che “droga i titoli e le notizie” e che “difende non la libertà di stampa, ma la libertà della stampa di regime”.

Contro Scalfari e De Benedetti. Pannella: “sono nuovi Andreotti” – Corriere della Sera 6 giugno 1993:

Fedele al tema dell’ incontro, “Contro i moralizzatori della Repubblica”, Pannella ha dedicato alla lotta a Scalfari e De Benedetti una durissima requisitoria lunga piu’ di un’ ora. “Scalfari? E un libertino mascherato da tartufo, un tartufo dei valori, che con una mano indica il “Dio della democrazia” e con l’ altra tocca le cosce dell’ autoritarismo e della corruzione”. E un fiume in piena, Pannella, che rompe gli argini: “De Benedetti e Scalfari hanno fornicato per anni con coloro che attaccavano, peraltro in nome dei principi di Ernesto Rossi”. Al leader radicale non e’ piaciuta per niente la maniera in cui Repubblica ha trattato il coinvolgimento nell’ inchiesta Mani Pulite di De Benedetti: “Rappresentarlo come povera vittima di qualche oscuro commissario d’ ente, concusso e non concussore, e’ scandaloso e di una banalita’ tipica di coloro che disprezzano quanti pretendono di rappresentare”

Marco Pannella è tornato a parlare di Scalfari, Repubblica e informazione anche nell’ultima conversazione con il direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin.

Infine “Sua pienezza”, un articolo di Beppe Grillo che nel maggio 2008 sul suo blog risponde alle dichiarazioni di Eugenio Scalfari che in una trasmissione televisiva aveva detto: “Grillo impersona, secondo me, meglio di molti altri personaggi, il peggio dell’Italiano. E’ l’arci-italiano del peggio.”

Quando su Repubblica leggiamo Eugenio Scalfari dare lezioni di giornalismo e democrazia, ci vien voglia di turarci il naso.

4 Responses to Lezioni irricevibili. Eugenio Scalfari e il giornalismo di Repubblica

  1. […] annuncia la Terra Promessa. Vengono alla mente le parole di Indro Montanelli, che nel 1969 scriveva: Di Scalfari non ho un’opinione precisa. C’è in lui un pizzico di Baldacci, un pizzico di […]

  2. […] si è sempre piu’ riempito la bocca che dimostrato di capirlo con i comportamenti, come quando chiese la censura di Montanelli da parte della TV pubblica. All’indecenza non c’è limite, si sa, ma continuiamo a leggerlo, per carità. Magari […]

  3. […] illuminare anche il terzo contendente. Anche Eugenio Scalfari, qualche settimana fa’, si era dimenticato di citare Ignazio Marino in uno dei suoi chilometrici editoriali su Repubblica. Come i ladri di Pisa, anche la maggior parte […]

  4. […] abbiamo detto e scritto piu’ volte, anche su questo blog: i gerarchi del Partito Democratico e i finti giornalisti che pontificano dalle prime pagine della “libera stampa” temono Ignazio Marino ed è per questo che lo […]

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